La ricerca. Un patrimonio di tradizione e innovazione


Fin dai suoi esordi nel 1936, il Coro Valsella ha unito passione per la musica e dedizione alla ricerca delle radici culturali della Valsugana e del Tesino. Dopo i primi passi ispirati al repertorio della S.O.S.A.T., il Coro ha scelto di distinguersi con un’identità unica, scavando tra le melodie popolari del territorio per creare un repertorio originale, arricchito dagli arrangiamenti di grandi musicisti come Andrea Mascagni, Aladar Ianes e Terenzio Zardini.





Negli anni ’60, grazie a strumenti innovativi per l’epoca, come un registratore a nastro, il Coro ha raccolto canti dalla viva voce degli anziani, preservando così storie e melodie tramandate oralmente. Questi brani, intrisi delle vicende umane e delle tradizioni locali, raccontano di una valle ricca di cultura, anche se segnata dalle difficoltà dell’emigrazione. Una sfida questa molto complessa: convincere gli anziani a registrare le canzoni della loro gioventù, un’impresa non sempre facile. Spesso timidi o diffidenti verso il registratore, molti anziani avevano bisogno di tempo per superare il sospetto, tanto che, in alcune occasioni, il dispositivo doveva essere celato per non spaventarli.

Canzoni come "Gli Aizimpoineri" e "L’erba rosa" narrano i corteggiamenti e le vite dei giovani operai che lavoravano lungo la ferrovia della Valsugana, immortalando un’epoca ormai lontana.

La storia del Valsella è segnata non solo dai concorsi vinti, dai concerti nei prestigiosi teatri italiani e dalle memorabili trasferte all’estero, ma soprattutto da innumerevoli vicende umane. Gli uomini, alla fine di una lunga giornata di lavoro – che fossero operai, artigiani o contadini – si riunivano per cantare insieme: serenate, maitinade e canzoni di Natale. Le stesse melodie che, molti anni prima, i loro nonni cantavano nelle stalle, nei prati durante la fienagione, o sugli alberi mentre raccoglievano i frutti. In queste canzoni popolari si riflette una civiltà intera, e proprio per questo la gente trentina ama i suoi cori, li sostiene e si emoziona nell’ascoltarli.



La ricerca del Coro non si è limitata alla documentazione. Spesso è stato necessario ricostruire testi incompleti o frammentati, eliminare varianti spurie e ridare vita a brani che rischiavano di essere dimenticati. È il caso di canzoni come “Dormi mia bella dormi” e “Ti là di dentro”, unite in un’armonia che probabilmente riflette la loro forma originale.

Essendo brani che si tramandavano esclusivamente oralmente, i ricercatori si sono trovati di fronte a testi che, pur simili nella melodia e nel tema, presentavano differenze nei dettagli. Per ricostruire le versioni originali, è stato necessario un lavoro filologico minuzioso, al fine di identificare le parole più antiche e quelle più riconosciute come “ufficiali” per ciascun canto. Questo lavoro di ricerca, conservazione e ripristino è stato fondamentale per dare nuova vita a un patrimonio culturale che rischiava di andare perso.

Questo lavoro di raccolta e reinterpretazione non è solo un tributo alla memoria popolare, ma un contributo significativo alla cultura trentina. I nastri originali, oggi conservati dal “METS - Museo etnografico trentino San Michele” di San Michele all’Adige, sono considerati un patrimonio unico, fondamentale per lo studio della nostra civiltà rurale.

Grazie alla dedizione di figure come Romano Galvan e Paolo Zanghellini, veri protagonisti della ricerca, il Coro ha dato forma alla trilogia discografica "Vecchia terra, vecchie canzoni", testimonianza di una passione che continua a ispirare generazioni, e numerose altre registrazioni di canti inediti, patrimonio del Valsella. 











CORO VALSELLA

PIAZZA ALCIDE DE GASPERI
38051, BORGO VALSUGANA
TRENTINO ALTO ADIGE / IT
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