Ciao Elio. Non so da dove cominciare e faccio fatica a pensare a qualcosa da dire. Siamo tutti qui, il tuo coro Valsella, il Ferdy ed io, i tuoi amici, le tante persone che per te avevano simpatia e rispetto, e siamo annichiliti da questa tua improvvisa fuga. Hai scollinato e noi non ti possiamo più vedere. Il poeta Fernando Pessoa inizia una sua poesia con questo verso:” La morte è la curva della vita, morire è solo non essere visto”. Ecco io allora voglio pensare che tu sia oltre una qualsiasi curva di questa chiesa, ma stia ascoltando queste parole a cui cercherò di dare forma. Sapevamo sì della tua malattia, insorta improvvisamente, a tradimento, che in un attimo ti ha abbassato la soglia dell’orizzonte e limitato la progettualità. Proprio tu, che eri in continuo movimento, un continuo pensare alle cose da fare, in particolare modo quelle legate alle vicende del tuo coro che avevi lasciato ma non abbandonato. Poi i viaggi, le letture. Eri un uomo curioso e attento alle persone, alle loro storie, ai loro territori. Amavi la storia, anche la grande storia sì, ma eri soprattutto attratto dalle storie minime delle terre di confine in particolare. Amavi il Trentino – Alto Adige in modo viscerale, avevi una conoscenza profonda della storia di questa regione che per te aveva senso nelle due provincie unite. Ti lamentavi che i giovani sapessero così poco della loro terra e che così poco spesso venisse loro insegnato. Per questo raccontavi tante storie alla Caterina. La portasti al Castello del Buonconsiglio un giorno e le raccontasti di principi vescovi, di principi reali e di dame di cavalieri. E lei quel giorno si sentì una principessa. E poi la montagna. Quanti giri su questi nostri monti, sulle creste di confine, sulle montagne della tua Borgo. Venni a trovarti all’ospedale e tu mi parlasti con tranquilla rassegnazione del male che ti portavi dentro e ti invadeva, ma piangesti mentre realizzavi che non saresti più salito sulle cime, che non avresti sentito più la brezza asciugare il sudore dell’ascesa, o il sole abbacinarti da non poter quasi più vedere. “Questo mi manca, dicesti, la salita, la montagna”. E poi c’era Borgo Valsugana, dove risiedeva il tuo cuore. Eri stato in giro per studio prima e poi per il tuo lavoro nel il Corpo Forestale: la Toscana, la Liguria, dove hai trovato moglie e un altro luogo da amare, il Veneto e poi il Trentino, dove fosti chiamato alla segreteria dell’assessore alla cultura Tarcisio Grandi. Eri tornato da dove eri partito. A Trento, veramente, che non è propriamente Borgo. Borgo era il luogo degli affetti, delle amicizie della vita, della memoria. A Borgo vive tua sorella Marisa, con la quale avevi un rapporto speciale, fatto anche di battibecchi, ma soprattutto di attaccamento fraterno e di confidenze. Casa Galvan era per te un approdo sereno, la casa dove trovare la porta sempre aperta e, perché no, anche un bicchiere di quel buon vino che Romano andava a cercarsi nelle cantine del Veneto. Avevi in certo qual modo riprodotto il clima di Borgo nella tua casa di Piedicastello. Dicevi che il rione ti piaceva proprio perché ti ricordava il paese, con le sue associazioni, le sue feste popolari, l’attaccamento alle antiche tradizioni di questo piccolo scampolo storico della città di Trento. E infine non posso non ricordare il tuo amore per il coro Valsella del quale sei stato presidente per più di un decennio, e durante il quale riuscisti ad organizzare trasferte prestigiose come quella in Australia del 2000 e in Eritrea nel 2004. La povertà di quel paese mise in moto la tua generosità. Coagulasti attorno al coro un gruppo di amici altrettanto generosi e disponibili e desti vita all’associazione ”Amici del Coro Valsella per l’Eritrea”. Molte volte sei andato in Africa a seguire le opere intraprese, e non sempre è stato facile, a volte anche pericoloso, viste le condizioni politiche e sociale del paese. Ci sarebbero tante di quelle cose, Elio, da ricordare, episodi, aneddoti, scherzi e discussioni serie. Ma forse tu ti sei stancato e hai proseguito ancora oltre, dietro un’altra curva. Voglio solo dirti un’ultima cosa, che ha allietato molte nostre giornate e consolidato la nostra amicizia. Ti ricordi Elio? Telefonata: Sei in giro? Sì. Allora alle 11.00 al Bar dell’Ilaria. E tu, il Claudio ed io disfacevamo il mondo e lo ricomponevamo a modo nostro, spesso in modo diverso. E ci arrabbiavamo anche, ma poi giorni dopo altra telefonata, altro incontro, altro dialogo. Ci mancherai Elio, mancherai alla tua famiglia, a tua figlia della quale eri così orgoglioso, alle tue amate nipoti, a tua sorella e alla sua famiglia, a noi tutti del coro Valsella e a tutti coloro che ti hanno stimato per quella persona perbene che sei. Adesso puoi riposare in pace. Sei tornato a casa.